Cos’è il diabete e come cambia la vita di chi scopre di esserne affetto? Quali sono gli scopi della terapia nutrizionale e quali indicazioni alimentari occorre seguire per tenerlo sotto controllo? Esistono cibi permessi e cibi vietati a chi è diabetico? Per rispondere a queste e ad altre domande sul diabete mellito abbiamo intervistato per voi il Dottor Mario Manunta. Specialista in medicina interna e diabetologia, Mario Manunta è responsabile del Servizio di diabetologia della Casa di Cure Triolo Zancla a Palermo.
Dottor Manunta, può dirci sinteticamente quali sono gli obiettivi principali della terapia nutrizionale del diabete?
Lo scopo reale della terapia nutrizionale del diabete è quello di guidare il paziente nell’introito dei carboidrati perchè impari ad assumerli nel modo corretto e nei momenti giusti della giornata. La patologia stessa infatti impedisce la corretta gestione degli zuccheri.
In che modo esattamente i carboidrati incidono sul livello di glicemia?
Il nostro pancreas produce un ormone, l’insulina, che ha il compito di gestire gli zuccheri. L‘insulina si lega a particolari recettori cellulari che ne permettono l’internalizzazione all’interno della cellula stessa. Quando questo meccanismo è alterato si crea una situazione paradossale: gli zuccheri restano intorno alle cellule, ma non dentro. E’ come se andassimo a fare benzina e mettessimo il carburante nel portabagagli piuttosto che nel serbatoio. La macchina sarà piena di benzina ma ugualmente non potrà camminare. In queste condizioni le cellule richiedono continuamente zucchero, per questo motivo il diabetico è sempre affamato. La polifagia è un sintomo del diabete mellito.
Fino a qualche anno fa il diabete era considerato una sorta di allergia allo zucchero e ai dolci. Oggi però non è più così. In che modo questo ha cambiato la terapia nutrizionale?
In realtà in questo senso non è cambiato molto. Basti pensare che molte persone parlano ancora di diabete alimentare, entità nosologica che non esiste. Oggi appare più chiaro però come nella dieta del diabetico non ci siano alimenti da demonizzare e alimenti da preferire. Il punto fondamentale è rappresentato dalla armoniosa gestione dei macronutrienti cioè delle proteine dei grassi e degli zuccheri.
Come deve essere allora la dieta del diabetico?
Il termine dieta di solito terrorizza il paziente, quindi meglio parlare di stile di vita. Per quanto riguarda la dieta del diabetico sono state riviste moltissime cose, solo per fare un esempio, qualcuno mi chiede ancora se l’unico tipo di frutta permesso sono le mele, non è più così si tratta di concetti superati. La dieta del diabetico deve essere bilanciata, non bisogna quindi privarsi dei carboidrati. Spesso quando una persona scopre di avere le glicemie elevate per prima cosa abolisce il pane e la pasta facendo un danno e non ottenendo per altro alcun risultato. Quindi ben vengano gli zuccheri complessi mentre possono essere evitati gli zuccheri semplici come il saccarosio aggiunto al caffè, al latte e così via.
Esistono delle differenze nella dieta per il diabete di tipo I e II?
Paradossalmente chi ha il diabete di tipo primo è più libero. La gestione dei carboidrati nel diabete di tipo I è infatti agevolata dall’insulina somministrata a scopo terapeutico, quindi basta fornire al paziente uno strumento fondamentale che è la conta dei carboidrati: il paziente stesso deve cioè essere in grado di stimare ad occhio la quantità di carboidrati che sta mangiando. Compito del diabetologo è calcolare la sensibilità all’insulina e fare da guida. Il nostro compito non è censurare il paziente ma guidarlo. In questo modo anche pazienti molto giovani sono in grado di condurre una vita normale proprio come tutti i coetanei. Diverso è per i pazienti affetti da diabete di tipo II che di solito sono soggetti sovrappeso, quindi più che alla conta dei carboidrati bisogna fare attenzione alle calorie generali e fargli mantenere il peso forma.
L’American Diabetes Association ha messo in discussione l’utilità clinica dell’indice glicemico degli alimenti raccomandando di fare attenzione più alla quantità che alla fonte di carboidrati. Lei è d’accordo?
L’American Diabetes Association non ha messo in discussione l’utilità clinica dell’indice glicemico, ha detto piuttosto che da solo non basta. L’indice glicemico è un entità che esiste, è un fatto che il riso abbia un indice glicemico sfavorevole rispetto alla pasta, perchè mantiene le glicemie elevate più a lungo. In generale gli alimenti ad elevato indice glicemico sono le patate la pasta, la pizza. Questo non significa che i diabetici non devono mangiare questi alimenti ma tenere conto del loro indice glicemico. Sarà poi compito del diabetologo guidarli. Tuttavia, al concetto di indice glicemico si è aggiunto quello di carico glicemico: l’indice glicemico di ciascun alimento infatti non viene influenzato soltanto dalla composizione dell’alimento stesso ma anche dal metodo di cottura, dagli altri alimenti che lo hanno accompagnato, dalla digestione, dallo stato generale della persona e dai ritmi circadiani, quindi un alimento che ha un impatto preciso sul mio stato a pranzo può averne uno differente a cena.
E’ utile per le persone diabetiche sostiture i cibi comuni con cibi che recano la dicitura senza zucchero?
Spesso i prodotti per diabetici recano la dicitura “senza zucchero”, mentre in realtà sull’etichetta dovrebbe essere scritto “senza saccarosio”. Anche lo xilitolo, il maltitolo e l’isomalto, comunemente usati per sostituire il saccarosio, sono zuccheri.
E il gelato alla soia?
Ha un ottimo impatto sulle dislipidemie.
Una parola definitiva sulle carote. Hanno davvero un indice glicemico così elevato?
Sono davvero felice che mi faccia questa domanda. Molte persone diabetiche credono di non poter mangiare le carote perchè sono zuccherine, in realtà queste devono il loro sapore a un caso fortuito: è il carotene che le rende dolci, tuttavia non si tratta di uno zucchero ma di un precursore della vitamina A ed è quindi importantissimo per la nostra alimentazione.