Imparare a mangiare bene da piccoli

Imparare a mangiare bene da piccoli per stare bene da adulti. Può sembrare una cosa scontata, ma non lo è. Uno studio pubblicato su Social Science Medicine ci conferma questo assunto.

Cosa sapere per imparare a mangiare bene

La ricerca si è occupata di analizzare in che modo i bambini regolassero il loro appetito. Ed è emerso come imparare a mangiare bene da piccoli, in modo adeguato, getti le fondamenta per una vita sana e priva di problematiche.

A partire dall’obesità fino ad arrivare ad alcune malattie metaboliche e croniche che è possibile sviluppare da adulti. Il consiglio di mangiare meno e fare sport è molto “semplicistico”, secondo l’autore principale dello studio in questione. Questo perché l’autoregolamentazione dell’appetito è correlata a quella generale ma è specifica della calibrazione dell’assunzione degli alimenti. E non di rado questa è frutto di motivazioni e ragionamenti di tipo psicologico.

Per questa ragione imparare a mangiare bene da piccoli in un momento in cui, teoricamente non vi sono pressioni, risulta più efficace. Ma al contempo deve essere controllato in maniera adeguata, dato che vi sono tre categorie che interagiscono su questa condizione. E sono fattori biologici come i segnali fisiologici di sazietà e fame, l’esperienza sensoriale, il collegamento tra intestino e cervello e l’influenza del microbioma.

E ancora quelli psicologici tra i quali troviamo il controllo cognitivo, l’elaborazione dello stress, l’autoregolazione emotiva e l’elaborazione della ricompensa. Nonché quelli sociali come la cultura, la posizione geografica, le pratiche alimentari, il comportamento dei genitori e l’insicurezza alimentare.

La parola chiave è equilibrio

È tutto un concatenarsi di elementi che devono essere regolati in modo adeguato per poter dar vita a un percorso sano. Facendo comunque attenzione, specialmente se parliamo di bambini, a gestire il tutto senza creare dei danni, soprattutto a livello psicologico.

Questo perché non di rado noi ci rendiamo conto che comportamenti che possono essere adatti a una mente adulta vengono vissuti in modo differente dai più piccoli. Sembra un cane che si morde la coda, a un primo sguardo. In realtà dobbiamo tentare di trovare un equilibrio corretto senza inserire nel processo educativo elementi fuorvianti derivanti da potenziali problematiche vissute da adulti.

La parola chiave è effettivamente equilibrio. Cercando di dare questo ai bambini in merito ai vari fattori che compongono il loro percorso. È lo stesso lo dovremmo fare noi adulti, senza farci abbattere o condizionare da stimoli esterni o approcci psicologici errati. Concentrandoci sono sul nostro benessere e su un approccio sano al cibo su ogni livello. Si è sempre in tempo per imparare a mangiare.

Bibite gassate, fanno male sempre a tutti

Quando si parla di bibite gassate dobbiamo far pace con un concetto. Quale? Fanno male e lo fanno a tutti. Non solo a chi ha uno stile di vita sedentario.

Bibite gassate non fanno bene a nessuno

Quando consumiamo delle bibite gassate e zuccherate ne siamo coscienti: non sono un toccasana per la salute. Uno studio ora ha specificato come gli effetti di queste bevande non possano essere ammortizzati dall’attività fisica. Sebbene si brucino un numero maggiore di calorie, il mix di zucchero e anidride carbonica è deleterio anche per chi ha uno stile di vita attivo. Lo spiega una ricerca pubblicata sulla rivista di settore American Journal of Clinical Nutrition secondo la quale anche due lattine da 300 ml a settimana possono rendere vani i benefici a favore dell’apparato cardiocircolatorio. Ovviamente ottenuti con l’esercizio fisico.

Un gruppo di ricercatori dell’Universitè Laval di Quebec City ha infatti scoperto, analizzando i dati di circa 100.000 persone di oltre trent’anni, che i danni causati dal consumo di bevande gassate e zuccherate non vengono ammortizzati dall’attività fisica media raccomandata, pari a circa 150 minuti settimanali.

Gli scienziati spiegano che allenarsi riduce del 50% il rischio di malattie cardiovascolari legate al consumo delle suddette bevande. Ma non lo elimina al 100%. E questa è una realtà della quale bisogna essere coscienti.

Soprattutto in un periodo in cui la maggior parte delle strategie di marketing attuale mostrano come. facendo sport, teoricamente una persona possa permettersi di bere quel che vuole perché tanto conduce uno stile di vita sano.

Lo studio vale per tutte le bevande gassate, sia quelle alla frutta che quelle analcoliche. A prescindere dalla presenza di caffeina. Sebbene lo studio non si sia occupato delle bibite energetiche, l’assunto sarebbe valido anche per queste per via dell’alto contenuto di zuccheri.

Meglio quelle prive di zucchero

Ci si salva parzialmente con le bibite dolcificate, ovvero le classiche light o ancor meglio zero. Il loro consumo non sarebbe associato, al netto delle problematiche legate all’essere gassate, a un maggior rischio di malattie cardiovascolari. La mancanza di zucchero può aiutare, al netto del fatto che la miglior bevanda per il nostro corpo rimane l’acqua.

Studi come quelli condotto in Canada dovrebbero aiutare le persone a comprendere quanto alcune bevande possano farci male. E allo stesso tempo spingere verso un’attività fisica più presente.

Non è una novità che queste bevande non siano un toccasana per la nostra salute. Dobbiamo però renderci conto come ne bastino davvero delle piccole quantità per trovarci davanti a un rischio maggiore di patologie che dovremmo e potremmo evitare.

Dieta perfetta? Ecco quella di Harvard

Esiste una dieta perfetta? Diciamo di sì, se questa contiene determinati cibi che possano lavorare a più livelli sul nostro organismo. Almeno questo è ciò che si evince da ciò promosso da alcuni esperti di Harvard.

La dieta perfetta è quella che non causa danni

La dieta perfetta è quella che si prende cura del nostro corpo e non causa danni. Dobbiamo imparare a inserire all’interno della nostra alimentazione tutto ciò che possa apportare benefici. E sostenerci al meglio nel corso delle nostre attività quotidiane.

Alcuni docenti in scienze della nutrizione ad Harvard hanno consigliato il consumo di specifici alimenti che possiamo ritenere sia sani che nutrienti. Cibi che non portano conseguenze negative, malattie, disturbi psicofisici.

Il primo alimento che dovrebbe far parte di un’ideale dieta perfetta sono le verdure a foglia verde. Questo perché sono ricche di vitamina C, Vitamina A, potassio, calcio e ferro. Parliamo di una verdura ottimale per il funzionamento del nostro sistema nervoso. Sempre per mantenere il nostro cervello attivo possiamo consumare in buone dosi i legumi.

Il magnesio e il ferro nonché l’alto contenuto di fibre fanno dei legumi un alimento importante anche per quel che concerne la lotta all’invecchiamento cellulare e la preservazione del sistema immunitario.

Bacche e pesce per stare bene

All’interno di un’ipotetica dieta perfetta possiamo inserire anche le bacche. Noi di solito tendiamo a consumare principalmente i frutti di bosco in tal senso. Ma più in generale le bacche commestibili sono molto ricche di nutrienti e vitamine che ci possono aiutare rafforzare il sistema immunitario. In particolare i mirtilli rappresentano quell’alimento immancabile che non dovrebbe mai mancare sulle nostre tavole.

Se pensiamo al colesterolo, all’interno della nostra dieta ideale perfetta, secondo gli scienziati di Harvard, vi sarebbero il pesce come il salmone e il tonno e le carni bianche contenenti proteine magre. La migliore scelta, secondo i nutrizionisti americani, sarebbe quella di consumare il salmone unito ai crostacei: questi due cibi contengono importanti dosi di vitamina B e aiutano a mantenere sano l’apparato cardiocircolatorio

Anche noci e semi con il loro contenuto di omega 3 si prendono cura dell’organismo con il semplice consumo. Ovviamente, una reale dieta perfetta non esiste. I consigli di nutrizione dei nutrizionisti di Harvard però si avvicinano comunque molto più di altri alla conduzione di uno stile di vita corretto dal punto di vista alimentare.

E consentono a chiunque voglia mangiare sano e stare bene di capire con semplicità quali siano gli alimenti da prediligere, al netto dei propri gusti personali. Voi quanti di questi alimenti consumate nella vostra dieta a livello giornaliero o settimanale?

Dieta non funziona? Ecco cosa fare

La dieta non funziona secondo alcuni esperti, se si vuole dimagrire. È necessario modificare le proprie abitudini di vita seguendo, semplicemente, quattro regole.

Cosa fare se la dieta non funziona

Calcolando il numero immenso di diete messe a disposizione da nutrizionisti e dietologi sembra assurdo che queste non siano in grado di aiutare una persona a perdere peso. Statisticamente, In Italia, sarebbe almeno un italiano su cinque a seguire un regime alimentare restrittivo. Ma secondo le ultime considerazioni sul tema più che una dieta sarebbe meglio seguire alcune indicazioni per modificare il proprio stile di vita. Regole che ciclicamente vengono riproposte. Ricordiamole.

Una di queste riguarda il masticare. Non è una novità: sappiamo da decenni che masticare poco gli alimenti comporta un aumento di peso. La ragione è semplice: grazie alla masticazione lunga si riduce l’appetito e di conseguenza la voglia di assumere altro cibo. Tra l’altro, mangiare velocemente non darebbe modo al cervello di registrare la sazietà.

Una ricerca sperimentale in tal senso ha registrato le differenze sugli ormoni prodotti dal corpo in caso di cibo masticato 15 volte o 40 volte. Masticando di più lo stomaco produce meno grelina, un ormone che stimola l’appetito mentre viene prodotta più colecistochinina, ormone che calma l’appetito. Nonché lo GLP,  che abbassa i valori della glicemia.

Mangiare presto per mimare il digiuno

Tra i consigli degli esperti per è anche quello di cenare presto. Questo significa far passare almeno 14 ore tra la cena e la colazione. Qualcosa che ricorda in qualche modo anche la pratica del digiuno intermittente. Uno studio ha provato che cenando leggero, facendo passare il tempo sopra descritto e poi facendo una colazione abbondante è possibile perdere peso. Mentre al contrario non è possibile scambiando la quantità di cibo tra due pasti. In poche parole, se ci svegliamo molto presto la mattina, il consiglio è quello di cenare entro le 18.

Dimagrire senza dieta sarebbe possibile anche consumando molte fibre e molta verdura. Ovviamente dal computo devono essere escluse le patate. Hanno via libera invece, al netto di problematiche legate al potassio, cereali integrali, riso e più in generale carboidrati integrali da consumare anche a colazione.

La frutta deve essere consumata con moderazione dando spazio a quella meno zuccherina, mentre possono essere consumati molti legumi. Sia per via del loro apporto proteico sia per via del loro indice glicemico basso. Infine, ma non per importanza, sarebbe bene evitare le patatine fritte, le patate, le bevande zuccherate e le carni eccessivamente lavorate. Insieme alle carni rosse, le farine raffinate, i dolci commerciali, il burro e i succhi di frutta non zuccherati.

Memoria, rafforzarla mangiando

Rafforzare la memoria mangiando non è un sogno. Possiamo selezionare alcuni cibi da inserire nella nostra dieta per poter sostenere questo aspetto della nostra vita.

Cosa mangiare per rafforzare la memoria

Quando a essere chiamato in causa è il cervello sono diversi gli alimenti che apportano importanti benefici. Sono gli stessi che consentono di potenziare un aspetto così importante della nostra vita come quello della memoria. Partiamo comunque dal presupposto che, per avere una mens sana in corpore sano bisogna seguire uno stile di vita il più possibile pulito e privo di eccessi.

Dobbiamo fornire al nostro organismo i giusti nutrienti, il più possibile equilibrati e caratterizzati da qualità eccelsa. Curare la memoria è particolarmente importante soprattutto quando ci troviamo in periodi caratterizzati da stress e da difficoltà di concentrazione. A prescindere che si tratti di qualcosa legato a una patologia o semplicemente a uno stato d’animo.

Il primo alimento che non dovrebbe mancare in questo caso sono gli spinaci e più generalmente le verdure a foglia scura. Bietole, cavolo nero e simili sono preziose per il nostro cervello grazie alla loro quantità di antiossidanti. Questi si occupano di combattere i danni cellulari e di collaborare al miglioramento dei processi neurologici. Fautrice di questo effetto in particolare la zeaxantina e la luteina.

Parliamo di sostanze in grado di superare la barriera emato-encefalica riuscendo a nutrire il cervello direttamente. Sempre a favore della memoria la nostra alimentazione dovrebbe essere caratterizzata da pesce grasso come lo sgombro e il salmone. Con il termine pesce grasso intendiamo tutti quei pesci ricchi di omega tre essenziali per la salute delle membrane cellulare del cervello.

Ottimi anche avocado e noci

Anche l’avocado può avere un effetto simile per quel che riguarda la memoria. E con esso anche le noci e le mandorle, frutta secca oleosa ricca di grassi buoni. Sebbene sia consigliato mangiarne molto poca, dovremmo programmare all’interno della nostra alimentazione anche piccole quantità di carne rossa magra e dare spazio a uova e pollame.

Si tratta infatti di cibi in grado di fornire il giusto quantitativo di proteine. Infine, ma non per importanza dobbiamo consumare anche buone dosi di frutti di bosco. Non solo perché ricchi di antiossidanti ma perché capaci di sistemare, grazie ai polifenoli, il rapporto cervello-intestino.

Non dobbiamo dimenticare infatti l’importanza del flora batterica intestinale non solo per quel che riguarda il nostro sistema immunitario, ma anche per il corretto funzionamento del nostro sistema nervoso. Sono numerosi gli studi che hanno comprovato negli anni il collegamento tra i due organi del nostro corpo.

Dieta vegana protegge dal covid?

La dieta vegana potrebbe proteggere dal covid? Su questo il dibattito internazionale è molto attivo, diviso tra chi pensa che potrebbe rappresentare una protezione e chi sostiene che non sia così.

Pro e contro della dieta vegana

Dieta vegana e covid

Quando si parla di dieta vegana la discussione è sempre aperta. Non tanto per la sostenibilità, senza dubbio maggiore rispetto a quella di una dieta in cui è compreso il consumo di carne. Quanto per quel che concerne quelli che sono gli effetti sull’organismo. Perché, se è palese che mangiare meno carne faccia bene all’organismo, non è detto che seguire una dieta vegana faccia bene a tutti gli organismi.

Vi sono delle persone che per motivi etici hanno intrapreso questo percorso alimentare e che per via delle proprie condizioni di salute lo hanno dovuto interrompere. Quindi la questione, spesso e volentieri, cambia in base alla situazione del singolo.

Premesso ciò, il dibattito è nato ultimamente per via di uno studio pubblicato su BMJ Nutrition Prevention and Health che sostiene come seguire una dieta vegana o vegetariana potrebbe aiutare a non contrarre il covid.

Va detto che un campione di 700 persone non può essere considerato abbastanza vasto da lasciare senza dubbi. Ma è stato interessante vedere come i partecipanti, sia onnivori che vegetariani e vegani, avessero reagito per quel che concerneva il rischio di ammalarsi di covid.

Non tutti concordano con i risultati

La ricerca è abbastanza chiara nei suoi risultati: questi indicherebbero che una dieta nella quale la carne era scarsamente o per niente consumata potrebbe proteggere dal contagio. La squadra di ricercatori ha preso 702 brasiliani adulti tra marzo e luglio del 2022 e li ha divisi tra chi era onnivoro e chi consumava prevalentemente verdure. Il secondo con gruppo è stato poi suddiviso tra vegani e vegetariani e flexitariani, ovvero quelli che mangiano pochissima carne. Dell’intero campione in 330 sono rimasti contagiati dal covid: 106 con sintomi moderati e 224 con sintomi lievi.

I dati hanno mostrato che ad ammalarsi sono stati principalmente gli onnivori (50% contro il 40%) rispetto a chi consumava poca carne o per niente. Di base coloro appartenenti al secondo gruppo era meno colpito da patologie pregresse, si muoveva di più, era generalmente più sano. Insomma non possedeva quei fattori di rischio legati al contagio di forme gravi di covid. Secondo lo studio, quindi, chi segue una dieta vegana o vegetariana ha una probabilità del 39% più bassa di rimanere contagiato.

Detto ciò sono molti gli esperti che non considerano questo studio efficace. Soprattutto nel momento in cui afferma che le diete a base vegetale prevengano il contagio da covid. E non solo per via del campione ridotto e della natura dello studio ma anche perché esistono altri che sottolineano come alcune sostanze nutritive capaci di combattere la malattia siano ottenibili più facilmente da una dieta onnivora.

Coriandolo, i benefici

Il coriandolo è un ingrediente molto importante di diverse cucine, tra le quali quelle mediterranee. Non è amato da tutti, ma può essere un toccasana per alcune problematiche.

Coriandolo contro i problemi gastrointestinali

Ovviamente dobbiamo usarlo nel modo giusto e nelle dosi consigliate, onde evitare di stare male o crearci dei disturbi causati dall’eccesso di consumo. Il coriandolo fa parte della famiglia delle Ombrelliferae ed è originario dei Paesi del Mediterraneo. Le sue foglie sono piccanti e apprezzate in particolare nella parte orientale del mondo, tanto da essere chiamato anche prezzemolo cinese. Nella zona mediterranea tendiamo a consumarne più i frutti, simili al pepe, macinati.

I benefici del coriandolo sono diversi e perfetti per prenderci cura dei nostri problemi gastrointestinali. Grazie al suo essere antispasmodico, stomachico e carminativo è un ottimo rimedio naturale contro il gonfiore, contro le coliche addominali e le difficoltà digestive. Perfetto per condire piatti di diverso genere è anche ottimo consumato come tisana. O come infuso digestivo. La ricetta base prevede 2 grammi di semi di coriandolo in 100ml di acqua bollente da far riposare per qualche minuto. Un paio di cucchiai dopo i pasti aiuteranno a digerire e a eliminare i gas intestinali.

Il coriandolo aiuta anche a stimolare l’organismo, favorendo l’appetito e attenuando il senso di fatica. È conosciuto per essere un ottimo tonico per il sistema nervoso e per l’attività cerebrale. Senza contare le sue doti antibatteriche e antimicotiche. Si tratta quindi di un ottima spezia o verdura fresca da aggiungere ai propri piatti.

Conosciuto fin dall’antichità

Storicamente parlando, parliamo di una pianta molto conosciuta. Plinio il vecchio, ad esempio, suggeriva di mettere dei semi di coriandolo sotto il cuscino per evitare mal di testa e febbre. Se siete intenzionati a coltivarlo dovete ricordare che può avere influenza sulle piante circostanti. Rafforza infatti piante come l’anice e fa soffrire ortaggi come il finocchio.

Il suo nome deriva dal latino Coriandrum, che discende dalle parole corys, che in greco significa cimice e ander, che significa somigliante. E questo dipende dal fatto che, prima della maturazione dei frutti, la pianta odora similmente alle cimici. Quindi in modo sgradevole. Messe da parte queste note di colore, va sottolineato che se gradito al gusto il coriandolo non fa male alla salute.

Se consumato nel modo giusto aiuta a digerire e stimola l’appetito e la forza.  Ci consente quindi di stare bene. Prendiamolo in considerazione come aggiunta alla nostra dieta, sia fresco che macinato. Soprattutto se soffriamo di aria nella pancia o difficoltà di digestione.

Fagioli bianchi, perché fanno bene

Perché i fagioli bianchi fanno bene? Questo legume è più importante di quel che pensiamo per il mantenimento del nostro stato di salute. Scopriamo insieme i benefici che può apportare alla nostra vita.

Legumi ottime proteine vegetali

È risaputo che in generale i legumi facciano bene se consumati nei modi e nelle quantità giuste. Parliamo di proteine vegetali facilmente assimilabili dall’organismo, piene di nutrienti e facili da digerire. Uno studio recente ha sottolineato come sempre più giovani decidano di puntare su una alimentazione comprendente lenticchie, ceci, piselli e fagioli.

Questo deriva anche dal fatto che sempre di più, anche a prescindere dal voler seguire uno stile di vita vegano, le nuove generazioni puntano a una alimentazione sana e sostenibile. La ricerca pubblicata su Ebio Medicine del gruppo Lancet ha spiegato come in generale i legumi e in particolare i fagioli bianchi suddetti migliorino il microbiota intestinale. Come? Funzionando come dei prebiotici e quindi aiutando nella crescita dei batteri intestinali buoni.

Un fattore di protezione nei confronti, tra le altre cose, dei tumori del colon retto e di polipi. Entrando più nello specifico nello studio, questo è stato condotto dagli studiosi di oncologia del MD Anderson Cancer Center di Houston. Il campione, formato da circa 50 persone obese che presentavano una storia pregressa di polipi o tumori intestinali, è stato sottoposto a un regime dietetico di 8 settimane che prevedeva, tra le altre cose, una porzione di 16 grammi di fagioli giornaliera.

Lo studio è stato condotto a doppio cieco, con gruppo di controllo. Dopo otto settimane è stata invertita la dieta dei due gruppi, fornendo i fagioli bianchi a chi non li aveva consumati. Ogni quatto settimane sono state eseguite analisi di campioni di sangue e di feci di tutti i partecipanti.

Cosa fanno i fagioli bianchi

I risultati hanno mostrato un cambiamento della flora batterica intestinale in chi aveva mangiato i fagioli. Questi erano cotti al vapore e conservati in scatola in una soluzione di acqua e sale. Al suo interno compariva una maggiore presenza di specie come il Faecalibacterium, l’Eubacterium e il Bifidobacterium.

Allo stesso tempo è stato notato un aumento di alcuni metaboliti batterici positivi e di acido pipecolico, una molecola. Anche i marcatori di infiammazione sono calati. Cosa suggerisce questo? Che le specie vegetali con alto contenuto di fibre sono positive per l’apprato intestinale e che i legumi, ma i fagioli bianchi maggiormente, dovrebbero essere consumati di più all’interno della dieta.

Basterebbe, come illustra lo studio, anche una porzione minima giornaliera.

Fame, aumenta con i turni di notte

La fame aumenta coi turni di notte? Quella che è sempre stata una sensazione di tutti coloro obbligati a lavorare in quel lasso di tempo trova in pratica una conferma.

fame nervosa

Fame e turni di notte non solo sensazione

Si potrebbe dire più generalmente che lavorare di notte non fa benissimo alla salute e per diversi motivi. Uno tra tutti è che va a essere disturbato il ritmo circadiano sul quale il nostro organismo si basa. Vi è poi il problema dettato dalla fame.

Chiunque abbia mai fatto dei turni di notte o anche abbia passato insonne una nottata sa benissimo che il mattino dopo, se non durante la veglia stessa, la sensazione di fame è alle stelle. Qualcosa che ci porta non solo a spizzicare qualcosa durante la notte, ma anche a mangiare con più voracità al mattino e durante la conseguente giornata.

Fino a questo momento si parlava di sensazioni. Ora uno studio condotto dall’Università di Bristol e pubblicato sulla rivista Communication Biology ha dato una conferma. Nello specifico in questa ricerca ci si è basati sul corticosterone, un ormone che ha nei topi lo stesso compito che ha il cortisolo negli esseri umani.

Una sostanza che mette il nostro corpo in allerta, che aumenta nelle ore che precedono il risveglio e diminuisce nel corso del giorno. Gli scienziati hanno praticamente ritoccato attraverso iniezioni di corticosterone il ritmo circadiano dei topi, simulando una sorta di turno di notte per loro.

Hanno notato che le cavie mostravano cambiamenti nel livello di appetito. Nel loro caso la quantità di cibo era pari a quella del gruppo di controllo ma veniva consumata in orari nei quali i topi avrebbero dovuto dormire. Insomma, analogamente a ciò che accade negli umani quando fanno il turno di notte, i topi sviluppavano un maggiore senso di fame.

Cosa accade scientificamente

Questo sarebbe dipeso, secondo gli scienziati, dall’aumento dell’attività del geni che regolano la fame. Negli umani, con molta probabilità, accade la stessa cosa. Come combattere il problema? Per noi gli esperti suggeriscono di rimpicciolire la finestra di ore nelle quali alimentarsi.

Il problema sostanziale e che un comportamento simile è più facile a dirsi che a farsi. Soprattutto se si fanno turni di notte di lavori impegnativi e non è solo la sensazione di fame a prevalere, ma anche il bisogno di inserire calorie nell’organismo per poter lavorare.

Se fate turni di notte e sentite il desiderio di mangiare qualcosa puntate a consumare degli alimenti che siano il più possibile salutari è in grado di non causare problemi di nessun genere.

Carne rossa, quanta ne possiamo mangiare?

Quanta carne rossa possiamo mangiare? Questo è un tema che spesso ricorre, anche a livello internazionale, quando riflettiamo sulla alimentazione giusta da seguire, soprattutto a livello proteico.

carne rossa aumenta colesterolo cattivo

Limitare il consumo di carne rossa

Sono numerosi gli studi che sostengono come sia necessario limitare il consumo di carne rossa se vogliamo preservare cuore, arterie, fegato e intestino. E per quanto sia innegabile che il suo sapore sia grandioso, consumarne con attenzione è quello che dobbiamo fare se vogliamo rimanere in salute.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2015 ha inserito la carne rossa nel Gruppo 2A: parliamo di quello nel quale figurano i prodotti potenzialmente cancerogeni. In quello dei sicuramente cancerogeni appaiono le carni lavorate. Questo ci suggerisce l’esistenza di una correlazione tra questi cibi e il rischio di sviluppare il cancro.

Non si ha la certezza che possano causarlo, ma potrebbero in via potenziale. Ecco quindi che dobbiamo stare attenti al consumo di carne rossa ma anche di prodotti in scatola. Wurstel, bacon, salsicce e altri alimenti simili. La pericolosità è data dai nitriti e dai nitrati usati per processare e conservare.

Come spiega anche l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) i nitriti e i nitrati una volta nel nostro organismo possono essere trasformati dai processi metabolici in nitrosammine, molecole potenzialmente cancerogene. Queste sono capaci di creare danni al DNA dando vita a mutazioni che possono portare allo sviluppo dei tumori.

Quanta possiamo mangiarne davvero

Allo stesso modo anche la cottura ad alta temperatura può portare a questa trasformazione. Immaginate quindi unire la carne rossa e il suo consumo a una cottura non salutare: è normale che vengano considerati prodotti potenzialmente a rischio. Questa nello specifico viene associata a un maggiore rischio di cancro al colon retto.

Quanta carne rossa possiamo consumare quindi? L’OMS parla di massimo 500 grammi a settimana e di evitare il consumo di carne lavorata. Molto poca se non per nulla deve essere mangiata secondo il World Cancer Research Fund, mentre per la carne rossa ci si dovrebbe limitare a tre porzioni settimanali al massimo.

Come in ogni ambito della nostra vita dobbiamo regolarci anche in base alle nostre condizioni di salute. Va da sè che qualcuno che soffre di patologie renali tenderà a consumare al massimo una porzione al mese di carne rossa, favorendo proteine vegetali o carni bianche. Mentre chi si allena, pur favorendo il petto di pollo non disdegnerà una bistecca al sangue ogni tanto. Come in ogni cosa la parola d’ordine deve essere “giudizio“.

Sonno migliore mangiando più proteine

Un sonno più profondo potrebbe esserci garantito da un maggiore consumo di proteine a cena. È questo il risultato di uno studio recentemente condotto in merito. Scopriamone di più.

Sonno più profondo mangiando legumi

A quanto pare, da un maggiore consumo di proteine a cena il nostro sonno può solo che giovarne. Soprattutto se si parla di proteine vegetali come quelle provenienti da legumi. Parliamo di ceci, piselli, soia, fave e fagioli. O assimilabili da cereali come quinoa, avena, frumento e riso. Anche le proteine delle uova possono aiutarci ad avere un sonno migliori. Parlando di carne, in tal senso è preferibile optare per tacchino o pollo.

Generalmente per dormire bene la sera la regola da seguire sarebbe fare una colazione da re, un pranzo da principi e una cena da poveri, evitando soprattutto prima di andare al letto cibi dolci e grassi. Lo studio recentemente condotto, pubblicato sulla rivista Cell, vuole sfatare un poco il mito del carboidrato che fa dormire bene la notte.

Secondo i ricercatori infatti sarebbe meglio consumare una cena a base di proteine vegetali per ottenere un sonno più profondo. Parliamo degli scienziati dell’Harvard Medical School secondo i quali a fare davvero la differenza sarebbe una proteina che viene sintetizzata dall’intestino e dal cervello. Il suo nome è CCHa1 sintetizzata nel nostro intestino.

All’interno dello studio, utilizzando come modello i moscerini della frutta, e stato notato che la qualità del sonno era influenzata dalla presenza del suddetto protide all’interno dell’intestino e del cervello. Bloccandone la sintetizzazione in alcuni moscerini è stato possibile vedere come questi avessero un sonno molto più leggero rispetto a quelli che la sintetizzavano naturalmente. E che in quegli insetti nei quali la proteina era stata moltiplicata erano ancor più difficili da svegliare.

Gestione semplice attraverso l’alimentazione

sonno alimentazione

Cosa ci fa pensare questo? Prima di tutto che la presenza di questa proteina è condizionata dall’alimentazione e che la si può accrescere aumentando l’apporto proteico. Allo stesso tempo però bisogna ricordare che non è particolarmente salubre consumare troppa carne la sera. Anche perché di solito i grassi presenti potrebbero disturbare il sonno. Con le giuste dosi in base alla propria condizione fisica è possibile favorire un consumo maggiore dei legumi, dei cereali e delle uova sopracitate aggiungendo qualche seme oleoso come nocciole, mandorle e noci.

In questo modo il sonno dovrebbe uscirne rafforzato. Ovviamente si tratta di uno studio su modello animale, ancora non applicato all’uomo. Ragione per la quale prima di modificare in modo importante la propria dieta è meglio chiedere aiuto e consiglio al proprio medico.

Dieta vegana, attenzione a trigliceridi e glicemia

La dieta vegana fa salire trigliceridi e glicemia? È una domanda che molti esperti si stanno ponendo ora che questo approccio all’alimentazione sta prendendo piede sempre di più fra molti individui.

Cambiamenti nelle analisi del sangue

Portando a osservare in diversi casi questo particolare cambiamento all’interno nelle analisi del sangue delle persone. Ora ovviamente la dieta vegana di per sé stessa e per chi intende seguirla può essere non solo utile ma sostenibile. A patto ovviamente che in caso di necessità, sotto controllo medico, vengano assunti gli integratori necessari al mantenimento di uno stato di salute adeguato.

Quando si parla di trigliceridi e glicemia il vero problema è comprendere qual è la tipologia di cibo che si predilige all’interno di questo specifico percorso alimentare. Perché ovviamente la produzione industriale di alcuni cibi, come burger vegetali o pane bianco non è sempre salutare come dovrebbe.

E alcune persone, pur mangiando vegano, si sono trovati valori dei trigliceridi e della glicemia sballati. Ovviamente dobbiamo pensare a nutrienti che vengono ingeriti in questo caso. Magari senza accorgersene si ingeriscono più zuccheri e  più grassi senza volerlo. Ora, inutile girarci attorno: per la sopravvivenza del pianeta un’alimentazione vegana o vegetariana e sicuramente più adatta.

Dieta vegana e i giusti nutrienti

Il problema è che non sempre le persone, seguendo la dieta vegana, rispettano effettivamente i macronutrienti necessari al loro sostentamento. E non solo, talvolta nonostante un approccio salutista di questo tipo tendono a consumare più bevande zuccherate, patatine, prodotti industriali che non possono essere paragonati ad alimenti biologici o frutta e verdura.

Questo fa della loro alimentazione un approccio al cibo non propriamente salutare. Uno studio scientifico pubblicato sulla rivista Nutrients ha messo a confronto lo stile di vita di chi si pone come convenience vegan  e come health conscious vegan. Ovvero chi privilegia cereali raffinati e alimenti processati e quindi già pronto al consumo e chi invece si alimenta con una varietà importante di cereali legumi, frutta guscio e verdura e utilizza pochi cibi già pronti.

Alla normale carenza di vitamina D, vitamina B12 e acidi grassi omega 3 che è possibile riscontrare in quest’ultimo approccio e che può essere sistemato grazie a degli integratori, nel primo caso si aggiungono tutte quelle problematiche legate ai cibi iperprocessati. Come per l’appunto una crescita nel valore dei trigliceridi e della glicemia.

Cosa ci dice questo? Che la dieta vegana ovviamente non fa male all’organismo, ma che deve essere condotta in maniera intelligente. Sotto controllo medico e tenendo conto di eventuali integrazioni che l’organismo potrebbe necessitare.

Dolcificanti alzano livello di glucosio

Attenzione ai dolcificanti: alzano anche essi il livello di glucosio. Spesso ci affidiamo a questi prodotti cercando una alternativa meno pericolosa dello zucchero. Dobbiamo fare attenzione: anche il loro consumo non è esente da conseguenze.

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Come combattere stress e ansia in situazioni di emergenza

emergenza combattere stress ansia

L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo in queste settimane contribuisce ad accrescere lo stress psicofisico e quindi è frequente che possano manifestarsi stati d’ansia con somatizzazioni, insonnia, ma anche sintomi depressivi ed emozioni di rabbia, ostilità, frustrazione, senso di impotenza.

Ripercussioni negative arrivano dall’assenza di contatto umano e di interazioni sociali, dal cambiamento delle proprie abitudini o anche solo dall’impossibilità di godere dell’aria aperta. Trovare un “nuovo equilibrio” è per tutti noi una necessità.

In caso di stress eccessivo, potremmo sentirci meno lucidi e la nostra capacità di prendere decisioni può essere intaccata. Questo accade perché siamo troppo presi dall’onda emotiva o dal sovraccarico di compiti da svolgere e da paure relative alla delicata e complessa situazione che stiamo vivendo.

Nei momenti di lavoro in emergenza, la nostra reattività e la nostra attenzione deve essere maggiore e questo richiede molte energie psicofisiche. Tutte situazioni che incidono sul nostro umore e sull’organismo che è costretto a consumare molte energie.

Alcune semplici azioni possono portare ad un beneficio nel nostro corpo e a migliorare l’umore, tra queste un’attività fisica costante che favorisce il rilascio di endorfine che regolano proprio l’umore. Possiamo svolgere esercizi di rilassamento e meditazioni che stimolano il sistema parasimpatico. Quest’ultimo ha un effetto calmante sul nostro organismo.

Importante anche stimolare la serotonina con l’alimentazione. Il nostro organismo produce la serotonina a partire dal triptofano, una sostanza che possiamo assumere con i cibi. Il triptofano lo troviamo in uova, latte e latticini, carne e salmone. È presente anche nei semi di soia, semi di sesamo e di girasole, cacao, cioccolato fondente, patate, banane, riso, cereali integrali, verdure a foglia verde, noci e mandorle.

Se poi vogliamo aiutarci con sostanze naturali, dietro consulto di un professionista della salute possiamo indirizzarci verso prodotti in capsule, gocce o bustine orosolubili. Prodotti da acquistare solo su canali ufficiali ed affidabili.

Le sostanze provenienti dalla natura possono aiutare a combattere ansia, stress o altri sintomi emotivi collegati a situazioni complesse ricorrenti nella quotidianità o legati a questo particolare periodo dovuto alla pandemia.

La ricerca scientifica di oggi ci indica che la combinazione di “sostanze” opportunamente estratte da griffonia (Griffonia simplicifolia), withania (Withania somnifera), biancospino (Crataegus monogyna) e passiflora (Passiflora incarnata) favoriscono un naturale stato di serenità, un equilibrato tono dell’umore e una riduzione degli stati di agitazione, tensione e irritabilità.

In pratica interagiscono con il “sistema organismo” attraverso un meccanismo d’azione fisiologico, rispettandolo.

Nutrizione e medicina estetica: all’MP Wellness Clinic una giornata di consulenza gratuita

Nutrizione medicina estetica MP Wellness Clinic giornata consulenza gratuita

Nutrizione e medicina estetica sono strettamente collegate. I trattamenti estetici sono finalizzati ad una migliore salute, oltre che ad un aspetto più piacevole.

Se tutto questo non si accompagna ad un cambiamento nell’alimentazione e nello stile di vita è possibile che la loro efficacia venga compromessa e si ritorni alla situazione iniziale.

Inoltre le cause principali di alcuni nostri inestetismi derivano dal nostro stile di vita spesso errato. A cui si aggiunge smog, stress e una cattiva alimentazione. Tutti fattori che rallentano la produzione di collagene, elastina e ialuronico.

La medicina estetica si concentra sulla prevenzione, oltre che sul miglioramento dell’invecchiamento, sia fisiologico, sia cutaneo che generale. Nel momento in cui si corregge lo stile di vita migliorano le condizioni complessive del nostro corpo.

Per conoscere più da vicino i trattamenti di medicina estetica che ci fanno tornare in forma, l’MP Wellness Clinic sabato 25 gennaio apre le porte del suo Centro per una giornata di benessere e relax gratuita.

La giornata di apertura straordinaria interamente dedicata alla cura delle donne, prenderà il via alle ore 10. A disposizione per una consulenza gratuita ci saranno i migliori professionisti della bellezza.

Oltre a conoscere più da vicino tecniche e macchinari utili per i trattamenti, a disposizione dei partecipanti ci sarà una beauty specialist che farà l’anamnesi e un check gratuito in modo da dare consigli su estetica e salute.

In sede un chirurgo estetico, specialista in medicina estetica e ricostruttiva ed anche health coach, che fornirà indicazioni su uno stile di vita salutare con consigli sull’alimentazione.

Gli ospiti avranno a disposizione centrifughe, tisane e finger food.

Nutrizione medicina estetica MP Wellness Clinic giornata consulenza gratuita

Sono tanti gli aiuti che la medicina estetica ci mette a disposizione, i quali uniti, ad una corretta alimentazione, ci consentono di tornare in forma in poco tempo.

Presso il Poliambulatorio Medico e Ambulatorio di Medicina Estetica MP Wellness è possibile vedere in funzione macchinari all’avanguardia e avere più informazioni su diversi trattamenti per il corpo.

Se l’obiettivo è eliminare la cellulite, presso l’MP Wellness è possibile sottoporsi alla Carbossiterapia, una procedura che attraverso l’infiltrazione di anidride carbonica allo stato gassoso, determina una maggiore ossigenazione dei tessuti. Il risultato sarà una pelle più liscia, tonica e compatta.

Un altro trattamento estetico impiegato dal Centro è la Pressoterapia, il cui scopo principale è di migliorare lo stato di salute degli apparati circolatorio e linfatico. Per la riduzione non invasiva del tessuto adiposo, viene invece utilizzato il sistema più avanzato al mondo: il BTL VANQUISH ME.

Un altro macchinario per il trattamento della cellulite e il rimodellamento corpo è il Power Shape.

Se ci si vuole sottoporre all’epilazione definitiva, il Centro utilizza Lumenis Splendor X, leader mondiale nelle tecnologie laser. Altra tecnologia avanzata è il PiQo4, per la rimozione sicura e precisa dei tatuaggi, con garanzia del risultato.

MP Wellness Clinic

Via della Stazione di Ciampino 56/58 – Roma

Tel. 06 7984 7078

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Stop alla dieta con il metodo ACPG di Aboca

Stop dieta metodo ACPG Aboca

Basta con le diete ‘fai da te’ e con il conteggio delle calorie mentre siamo in procinto di consumare i pasti. A determinare sovrappeso, obesità e adiposità localizzate è il picco glicemico post prandiale, ovvero la variazione della concentrazione di glucosio nel sangue dopo un pasto.

Poggia su queste premesse il “Metodo dell’Alimentazione consapevole del picco glicemico” (ACPG) sviluppato da Aboca insieme al dottor Pier Luigi Rossi, medico specialista in Scienze dell’Alimentazione.

Un approccio serio al problema del peso comporta una fondamentale attenzione ai processi alla base della formazione degli accumuli di grasso, per i quali è determinante non solo la “quantità”, ma anche la “qualità” delle calorie introdotte.

“Le variazioni della glicemia post prandiale – afferma il dott. Rossi – hanno una maggiore responsabilità metabolica e ormonale per favorire l’incremento del peso corporeo e della massa adiposa. Nelle persone con normale tolleranza al glucosio, dopo i pasti generalmente la glicemia non aumenta oltre i 140 mg/dl (7,8 mmol/l) per poi tornare ai livelli preprandiali entro due o tre ore. È quindi salutare che il picco glicemico dopo pasto non superi il valore di 140 mg/100 ml”.

Ai fini del controllo del peso corporeo, come consigliato dall’esperto, è importante il ruolo delle oscillazioni che subiscono i livelli di glucosio nel sangue durante la giornata. In base a queste oscillazioni possiamo infatti capire quanto un alimento sia corretto per la nostra salute.

Se si vuole mantenere la salute metabolica è quindi necessario limitare le oscillazioni di glicemia ed evitare picchi glicemici eccessivamente alti.

In pratica è importante capire cosa succede al nostro corpo quando mangiamo un alimento e sulla base di questo cambiare la nostra alimentazione. La glicemia è uno dei parametri che cambia dopo i pasti e l’osservazione dei valori glicemici ci porta a scegliere il cibo migliore per il nostro corpo.

Il metodo ACPG si basa proprio sulla misurazione della glicemia dopo i pasti. Tramite una piccola puntura sul dito è possibile quantificare il glucosio nel tuo sangue e avere un feedback immediato sulla reazione del corpo agli alimenti.

Il percorso di alimentazione consapevole ci porta a diventare protagonisti della nostra salute, a scegliere in modo autonomo una strategia alimentare sana ma soprattutto personalizzata.

Tutti gli approfondimenti utili sul metodo ACPG sono disponibili al sito https://metodoacpg.it/. Dopo la registrazione, gratuita, si possono vedere i video dei seminari curati dal dott. Rossi, scaricare la guida alimentare, si ha a disposizione la tabella glicemia e tanti altri materiali utili per una alimentazione consapevole.

Inoltre, in tutte le farmacie, parafarmacie ed erboristerie fiduciarie Aboca è anche disponibile il libretto illustrativo “Conosci il tuo corpo, scegli il tuo cibo” che presenta il metodo ACPG nel suo insieme.

Conosci il tuo corpo scegli il tuo cibo

Gin tonic alleato nella dieta?

Il Gin Tonic alleato nella dieta? Per quanto possa sembrare assurdo la risposta potrebbe essere positiva, ma con i dovuti distinguo al momento, soprattutto perché la ricerca che lo afferma è basata su modello animale e quindi non ha avuto ancora modo di esplorare gli effetti sull’essere umano.

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Meditare aumenta gli effetti della dieta?

Meditare aumenta gli effetti della dieta? A quanto pare si se la meditazione presa in considerazione è quella conosciuta sotto il nome di“Mindfulness”: lo ha dimostrato una ricerca condotta dal Warwickshire Institute for the Study of Diabetes Endocrinology and Metabolism presso l’Ospedale Universitario Coventry e Warwickshire.

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