Anoressia: rapporto patologico con il cibo

anoressia

Colpiscono in prevalenza le ragazze: un maschio ogni dieci femmine sof­fre di anoressia, quattro ogni dieci di bulimia. I disturbi del comportamento alimentare sono molto più diffusi di quel che si pensa; sono tanti i volti dell’anores­sia: si può smettere del tutto di mangiare, abusare di lassativi oppure provocarsi il vomito dopo i pasti. L’obiettivo è sempre lo stesso: perdere peso. Non a caso il dimagrimento è il campanello d’allarme principale, seguito da debolezza, tremori, diminuzione della pressione san­guigna e alterazioni del ritmo cardiaco.

Ragazze e donne ano­ressiche, poi, possono avere il ciclo mestruale alterato o addi­rittura interrotto. A volte, il primo ad accorgersi che qualcosa non va è il dentista, perché nota che i denti sono rovinati dal continuo contatto con il vomito. Spiega il dott. Jeammet

«Rispetto ad altri disturbi del comportamen­to alimentare, l’anoressia è più facile da rico­noscere, perché la perdita di peso è con­sistente e rapida».

I problemi arrivano dopo la diagnosi: molti, soprattutto ragazze, rifiutano qualunque aiuto. Non accettano le cureanche se sono consapevoli della situazione e comprendono perfettamente i ri­schi a cui vanno in­contro. Secondo una stima recentis­sima fatta dalla So­cietà italiana per lo studio dei compor­tamenti alimentari, l’anoressia è la prima causa di morte tra le ado­lescenti di età compresa tra i 12 e i 25 anni. Come per l’uso delle droghe, si sa che sono dannose, ma non si riesce a farne a meno.

Uno studio realizzato dal Cnrs di Montpellier, in Francia, ha dimostrato che la priva­zione del cibo può funzionare per un anoressico proprio come la dipenden­za dalle sostanze stupefacenti. In pra­tica attiva gli stessi circuiti            cerebrali del piacere e della gratificazione. Sulle cause dell’anoressia gli esperti discutono da tempo.

«Di sicuro il contesto culturale e me­diatico gioca un ruolo secondario, anche se non trascurabile. Può le­gittimare i comportamenti e rin­forzare il rifiuto delle cure, ma non è di certo la causa»

sostiene ancora il dott. Jeammet.

Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Febbraio_2010/09_Primo_piano.pdf

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